Scoperta un’antica villa in Italia che potrebbe essere appartenuta a colui che ha fondato l’Impero Romano.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Tokyo è diventato protagonista di una scoperta straordinaria, fatta proprio nel nostro paese.
Secondo quanto riportato da diverse fonti, il team di ricercatori avrebbe riportato alla luce una villa appartenuta ad Augusto, il primo imperatore di Roma. La villa in questione dovrebbe risalire quindi al I secolo d.C. ed è stata rinvenuta dopo un lungo processo di ricerca condotto dalla dott. Mariko Muramatsu.
L’edificio è stato rinvenuto nel sito di Somma Vesuviana, a Napoli, dopo oltre 20 anni di esplorazione e la sua scoperta è stata divulgata proprio il 17 aprile di quest’anno. Gli scavi nel sito sono iniziati nel 2002 e dopo tanti anni finalmente è stato possibile ottenere un risultato mirabolante, regalando al mondo un elemento davvero incredibile della storia dell’umanità.
Ovviamente il ritrovamento è un’autentica meraviglia storica e il fatto che possa essere appartenuta all’imperatore Augusto la rende un cimelio di incredibile importanza.
Sono moltissime le caratteristiche che sembrano indicare il fatto che questa villa fosse appartenuta ad Augusto, e il fatto che sul sito sia presente anche un tempio memoriale al primo imperatore dà l’idea che si tratti proprio del luogo dove Augusto ha concluso la sua esistenza.
Secondo le documentazioni, infatti, Augusto è deceduto in una villa sita nella parte nord-est del Vesuvio, tuttavia la sua posizione non era mai stata identificata prima. Al suo interno sono state trovate moltissime anfore in ceramica e un’area dotata di una fornace.
Questa era adibita al riscaldamento dell’acqua, per il bagno dell’imperatore. La villa era sepolta da moltissimi strati di pomice vulcanica, e non è stato affatto semplice riuscire a riportarla alla luce. I detriti che la ricoprivano erano derivanti dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., la stessa che ha causato la distruzione di Pompei.
Per quasi 2.000 anni questo edificio è rimasto sepolto sotto le macerie e la cenere vulcanica, come se fosse in attesa, e il fatto che sia stato finalmente riportato alla luce è davvero una notizia di enorme importanza storica.