Piero Angela pronuncia una frase che colpisce profondamente Caterina Balivo e il pubblico. Le sue parole
Giorno 14 giugno si è svolta la puntata conclusiva della prima stagione di Vieni da me, il nuovo talk di Caterina Balivo in onda su Raiuno.
La conduttrice ha voluto chiudere il suo programma in bellezza invitando il più grande personaggio della TV italiana, cioè il magnifico conduttore di Super Quark Piero Angela.
L’intervista esclusiva è stata ricca di momenti emozionanti ma uno più di tutti ha commosso il pubblico presente e a casa, ed lasciato Caterina Balivo con le lacrime agli occhi.
A 92 anni l’instancabile Piero Angela a breve tornerà in onda con la sua nuova stagione di SuperQuark. Angela ha raccontato della sua vita, della laurea in ingegneria mai presa e del suo inizio in RAI giovanissimo.
I suoi esordi in TV erano legati alla musica, Piero Angela era un giovane jazzista e insieme a un amico conduceva un programma, dopo aver realizzato alcuni servizi col passare di ben 8 anni fu infine assunto in RAI.
Racconta del disappunto della famiglia nei confronti della sua scelta lavorativa legata alla televisione, finché non divenne un conduttore di telegiornali.
Angela parla anche della sua vita privata, della “scossa elettromagnetica” provata per la moglie 64 anni fa e dei nipotini, dicendo però con un po’ di dispiacere che sono 5 maschi mentre lui desiderava una nipotina. Parla anche del figlio Alberto, dei suoi studi e delle sue scelte lavorative, definendosi un genitore rigido nei valori, ma aperto per ciò che riguarda le vocazioni.
Piero Angela con Quark fu di certo, al suo tempo, un visionario della televisione e ancora oggi si conferma padrone indiscusso della divulgazione scientifica.
Infine lo storico conduttore si esprime in merito al suo rapporto con il pensiero della morte, ecco cosa ha detto a Caterina Balivo in trasmissione:
“Per chi fa questo mestiere e lo ama, come me, forse il miglior augurio è poterlo continuare a fare come Molière, che è morto sulla scena. E allora il miglior premio per me sarebbe che a un certo momento c’è un fermo fotogramma e la cosa finisce lì, mentre lavoro. Oppure no” aggiunge sorridendo.