La baby star dei Cesaroni parla della sua vita dopo la tv: ‘Non mi hanno più voluto. Oggi faccio il lavapiatti’. Ecco il racconto.
I Cesaroni è stata una delle serie televisive più di successo di Mediaset, la prima puntata è andata in onda a settembre 2006 e l’ultima a novembre 2014.
Dopo la fine della sesta stagione in cui Giulio si dichiara a Sofia la serie non è stata più prodotta. Conclusasi la grande ondata di successo di questa fiction che raccontava le vicende di una famiglia romana, molti si sono chiesti che fine avessero fatto alcuni degli attori.
Se molti sono riusciti a proseguire la loro carriera tra teatro e tv altri invece hanno faticare a trovare un lavoro nel mondo dello spettacolo. C’è chi si è dedicata ad una nuova vita come moglie e mamma come Micol Olivieri e invece, chi ha dovuto abbandonare il sogno di proseguire il lavoro nel mondo dello spettacolo, per calarsi nella realtà precaria che, vivono la maggior parte dei giovani italiani oggi e ha dovuto cercare altro da fare.
Stiamo parlando di Niccolò Centioni, che nella serie era Rubi il secondo figlio di Giulio, interpretato da Claudio Amendola.
Il ragazzo, oggi 25enne, ieri ospite a Domenica Live, durante l’intervista a Barbara D’Urso, ha raccontato il difficile periodo vissuto dopo la fine della serie.
Ecco cosa ha raccontato Niccolò: “Ho iniziato a recitare a nove anni. Ho lavorato ai Cesaroni per otto anni, fino al 2014. Ovviamente, tra un anno e l’altro ci sono state delle pause. Poi, alla fine della fiction, ho fatto Pechino Express e Notti sul Ghiaccio. Dopo, mi sono ritrovato da solo, non c’è stata più nessuna chiamata dalle produzioni. Ho contattato tutte le persone possibili per lavorare ma niente da fare. Non so perché”
Ha poi ha raccontato la sua attuale situazione, ha detto di essere emigrato in Inghilterra e di fare il lavapiatti. L’ex attore dei Cesaroni si è raccontato a cuore aperto ai microfoni del salotto domenicale della D’Urso, e spera di poter tornare a lavorare nel mondo dello spettacolo.
Qui l’intervista a Domenica Live.
Insomma una storia non nuova per tanti giovani italiani, costretti a dover emigrare e a fare altro rispetto a quello per cui hanno già lavorato o studiato.